CANTO I
……. ” Le cose tutte quante
hanno ordine tra loro , e questo è forma
che l’universo a Dio fa simigliante.
Qui veggion l’alte creature l’orma
de l’etterno valore , il quale è fine
al quale è fatta la toccata norma.
Ne l’ordine ch’io dico sono accline
tutte nature , per diverse sorti ,
più al principio loro e men vicine;
onde si muovono a diversi porti ,
per lo gran mare dell’essere , e ciascuna
con istinti a lei dato che la porti . ” …..
CANTO II
…….”Dentro dal ciel de la divina pace
si gira un corpo ne la cui virtute
l’essere di tutto suo contento giace.
Lo ciel seguente , c’ha tante vedute,
quell’esser parte per diverse essenze ,
da lui distratte e da lui contenute “…..
CANTO III
…..”Frate , la nostra volontà quieta
virtù di carità , che fa volerne
sol quel ch’avemo , e d’altro non ci asseta.
Se desiassimo esser più superne ,
foran discordi li nostri disiri
dal voler di colui che qui ne cerne ;
che vedrai non capere in questi giri,
s’essere in carità è qui necesse ,
e se la sua natura ben rimiri.” …..
CANTO IV
….”Così parlar conviensi al vostro ingegno ,
però che solo da sensato apprende
ciò che fa poscia d’intelletto degno.
Per questo la Scrittura condescende
a vostra facultate , e piedi e mano
attribuisce a Dio e altro intende;
e Santa Chiesa con aspetto umano
Gabriel e Michel vi rappresenta ,
e l’altro che Tobia rifece sano. ” …..
…”e forse sua sentenza è d’altra guisa
che la voce non suona , ed essere puote
con intenzion da non essere derisa”. ….
CANTO V
….”Io veggio ben sì come già resplende
ne l’intelletto tuo l’etterna luce,
che , vista , sola e sempre amore accende ;
e s’altra cosa vostro amor seduce ,
non è se non di quella alcun vestigio ,
mal conosciuto , che quivi traluce. …..
….Lo maggior don che Dio per sua larghezza
fesse creando , e a la sua bontate
più conformato , e quel ch’è più apprezza ,
fu de la volontà la libertate ;
di che le creature intelligenti ,
e tutte e sole , fuoro e son dotate. ” …
….Apri la mente a quel ch’io ti paleso
e fermalvi entro ; chè non fa scienza ,
sanza lo ritenere , avere inteso.
CANTO VII
….” La divina bontà , che da sè sperne
ogne livore , ardendo in sè . sfavilla
sì che dispiega le bellezze etterne.
Ciò che da lei sanza mezzo distilla
non ha poi fine , perchè non si move
la sua imprenta quand’ella sigilla .
Ciò che da essa sanza mezzo piove
libero è tutto , perchè non soggiace
a la virtù delle cose nove.
Più l’è conforme , e però più le piace ;
chè l’ardor santo ch’ogne cosa raggia ,
ne la più somigliante è più vivace “…..
…L’anima d’ogne bruto e de le piante
di complession potenziata tira
lo raggio e il moto de le luci sante ;
ma vostra vita sanza mezzo spira
la somma beninanza , e la innamora
di sè sì che poi sempre la disira….
CANTO VIII
….Sempre natura , se fortuna trova
discorde a sè , com’ogne altra semente
fuor di sua region , fa mala prova.
E se ‘l mondo là giù ponesse mente
al fondamento che natura pone ,
seguendo lui . avria buona gente.
Ma voi torcete a la religione
tal che fia nato a cingnersi la spada ,
e fate re di tal ch’è da sermone;
onde la traccia vostra è fuor di strada.”
CANTO IX
….” Ahi anime ingannate e fatture empie,
che da sì fatto ben torcete i cuori ,
drizzando in vanità le vostre tempie !……
…..Non però qui si pente , ma si ride ,
non de la colpa , c’a mente non torna ,
ma del valor ch’ordinò e provide.
Qui si rimira ne l’arte ch’addorna
cotanto affetto , e discernesi ‘l bene
per che ‘l mondo di sù quel di giù torna….
….La tua città , che di colui è pianta
che pria volse le spalle al suo fattore
e di cui é la ‘ nvidia tanto pianta ,
produce e spande il maladetto fiore
c’ha disviate le pecore e li agni ,
però che fatto ha lupo del pastore. …….
CANTO X
Guardando nel suo Figlio con l’Amore
che l’uno e l’altro etternalmente spira ,
lo primo e ineffabile Valore
quanto per mente e per loco si gira
con tant’ordine fè , ch’esser non puote
sanza gustar di lui chi ciò rimira.
Leva dunque , lettore , a l’alte rote
meco la vista , dritto a quella parte
dove l’un moto e l’altro si percuote ;
e lì comincia a vagheggiar ne l’arte
di quel maestro che dentro a sé l’ama ,
tanto che mai da lei l’occhio non parte . …….
…….Quando lo raggio de la grazia , onde s’accende
verace amore e che poi cresce amando ,
multiplicato in te tanto resplende ,
che ti conduce su per quella scala
u’ sanza risalir nessun discende ;
qual ti negasse il vin de la sua fiale
per la tua sete , in libertà non fora
se non com’acqua ch’al mar non si cala . ……..”
CANTO XI
La provedenza , che governa il mondo
con quel consiglio nel qual ogne aspetto
creato è vinto pria che vada al fondo ,
però che andasse ver’ lo suo diletto
la sposa di colui ch’ad alte grida
disposò lei col sangue benedetto .
in sè sicura e anche a lui più fida ,
due principi ordinò in suo favore,
che quinci e quindi le fosser per guida.
L’un fu tutto serafico in ardore ;
l’altro per sapienza in terra fue
di cherubica luce uno splendore …..
CANTO XIII
“….Ciò che non more e ciò che può morire
non è se non splendor di quella idea
che partorisce , amando , il nostro Sire ;
chè quella viva luce che sì mea
dal suo lucente , che non si disuna
da lui nè da l’amor ch’a lor s’intrea ,
per sua bontate il suo raggiare aduna ,
quasi specchiato , in nove sussistanze ,
etternalmente rimanendosi una.
Quindi discende a l’ultime potenze
giù d’atto in atto ., tanto divenendo ,
che più non fa che brevi contingenze ;
e queste contingenze essere intendo
le cose generate , che produce
con seme e sanza seme il ciel movendo.
La cera di costoro e chi la duce
non sta d’un modo ; e però sotto ‘l segno
ideale poi più e men traluce.
Ond’elli avvien ch’un medesimo legno,
secondo specie meglio e peggio frutta;
e voi nascete con diverso ingegno. ….”
….” e questo ti sia sempre piombo a’ piedi ,
per farti mover lento com’uom lasso
e al sì e al no che tu non vedi :
chè quelli è tra li stolti bene a basso ,
che sanza distinzione afferma e nega
ne l’un così come nell’altro passo ;
perch’elli ‘ ncontra che più volte piega
l’oppinion corrente in falsa parte ,
e poi l’affetto l’intelletto lega .
Viè più che ‘ndarno da riva si parte ,
perchè non torna tal qual è si move ,
chi pesca per lo ver e non ha l’arte…..
….Non sien le genti , ancor , troppo sicure
a giudicar , sì come quei che stima le biade in campo pria che sien mature.;
ch’io ho veduto tutto ‘l verno prima
lo prun mostrarsi rigido e feroce,
poscia portar la rosa in su la cima ;
e legno vidi già dritto e veloce
correr lo mar per tutto suo cammino ,
perire al fine a l’intrar de la foce.
Non creda donna Berta e ser Martino ,
per vedere un furare , altro offerere , vederli dentro al consiglio divino ;
chè quel può surgere , e quel può cadere “.
CANTO XIV
…” Qual si lamenta perchè qui si moia
per viver colà sù , non vide quivi
lo refrigerio de l’etterna ploia.” …
….Quell’uno e due e tre che sempre vive
e regna sempre in tre e ‘n due e ‘n uno ,
non circunscritto , e tutto circunscrive ,
tre volte era cantato da ciascuno
di quelli spirti con tal melodia ,
c’ad ogne merto saria giusto muno. ….
CANTO XV
” Come saranno a’ giusti preghi sorde
quelle sustanze che , per darmi voglia
c’hio le pregassi , a tacer fur concorde ?
Bene è che sanza termine si doglia
chi , per amor di cosa che non duri ,
etternalmente quello amor so spoglia. “….
…”.dentro a li occhi suoi ardeva un riso
tal , ch’io pensai co’ miei toccar lo fondo
de la mia grazia e del mio paradiso.”…
……”Ben supplico io a te , vivo topazio
che questa gioia preziosa ingemi ,
perchè mi facci del tuo nome sazio.”
“O fronda mia in che io compiacemmi
pur aspettando , io fui la tua radice.”….
CANTO XVI
….Le vostre cose tutte hanno lor morte ,
sì come voi ; ma celasi in alcuna
che dura molto , e le vite son corte .
E come ‘l volger del ciel de la luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa ,
così fa di Fiorenza la Fortuna ….
CANTO XVII
…..” La contingenza , che fuor del quaderno
de la vostra matera non si stende ,
tutta è dipinta nel cospetto etterno ;
necessità però quindi non prende
se non come dal viso in che si specchia
nave che per corrente giù discende .
Da indi , sì come viene ad orecchia
dolce armonia da organo , mi viene
a vista il tempo che ti s’apparecchia…..
…..Tu lascerai ogne cosa diletta
più caramente ; e questo è quello strale
che l’arco de lo essilio pria saetta .
Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui , e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale. ….
…Non vo ‘ però ch’a’ tuoi vicini invidie ,
poscia che s’infutura la tua vita
via più là che ‘l punir di lor perfidie “….
…” Ben veggio , padre mio , sì come sprona
lo tempo verso me , per colpo darmi
tal , ch’è più grave a chi più s’abbandona ;
per che di provedenza è buon ch’io m’armi,
sì che , se loco m’è tolto più caro ,
io non perdessi li altri per miei carmi .
Giù per lo mondo sanza fine amaro ,
e per lo monte del cui bel cacume
li occhi de la mia donna mi levaro ,
e poscia per lo ciel , di lume in lume ,
ho io appreso quel che s’io ridico ,
a molti fia sapor di forte agrume ;
e s’io al vero son timido amico ,
temo di perdere viver tra coloro
che questo tempo chiameranno antico ” …….
CANTO XVIII
Vincendo me col lume d’ un sorriso ,
ella mi disse : ” Volgiti e ascolta ;
chè non pur ne’ miei occhi è paradiso “.
Come si vede qui alcuna volta
l’affetto ne la vista , s’elli è tanto ,
che da lui sia tutta l’anima tolta ,
così nel fiammeggiar del folgòr santo ,
a ch’io mi volsi , conobbi la voglia
in lui di ragionarmi ancora alquanto…..
….E come , per sentir più dilettanza
bene operando , l’uomo di giorno in giorno
s’accorge che la sua virtute avanza ,
sì m’accors’io che ‘l mio girare intorno
col cielo insieme avea cresciuto l’arco ,
veggendo quel miracol più addorno…..
CANTO XIX
…” Colui che volse il sesto
a lo stremo del mondo , e dentro ad esso
distinse tanto occulto e manifesto ,
non potè suo valor sì fare impresso
in tutto l’universo , che ‘l suo verbo
non rimanesse in infinito eccesso. ….
… Lume non è , se non vien dal sereno
che non si turba mai ; anzi è tenèbra
od ombra de la carne o suo veleno. …
… La prima volontà , ch’è da sè buona,
da sè , ch’è sommo ben , mai non si mosse.
Cotanto è giusto quanto a lei consuona :
nullo creato bene a sè la tira , ma essa , radiando , lui cagiona . ”
…. Io veggio che tu credi queste cose
perch’io le dico , ma non vedi come ;
sì che , se son credute , sono ascose .
Fai come quei che la cosa per nome
apprende bene , ma la sua quiditate
veder non può se altri non la prome.
Regnum Celorum violenza pate
da caldo amore e da viva speranza ,
che vince la divina volontate :
non a guisa che l’omo a l’omo sobranza ,
ma vince lei perchè vuole essere vinta .
e , vinta , vince con sua beninanza : ..
CANTO XXI
” Già eran li occhi miei rifissi al volto
de la mia donna , e l’animo con essi ,
e da ogne altro intento s’era tolto .
E quella non ridea ; ma ” S’io ridessi ” ,
mi cominciò , ” tu ti faresti quale
fu Semelè quando di cenere fessi :
chè la bellezza mia , che per le scale
de l’etterno palazzo più s’accende ,
com’hai veduto , quanto più si sale , se non si temperasse , tanto splende ,
che il tuo mortal podere , al suo fulgore ,
sarebbe fronda che trono scoscende .
…..vid’io uno scaleo eretto in suso
tanto , che nol seguiva la mia luce.
….” Luce divina sopra me s’appunta ,
penetrando per questa in ch’io m’inventro ,
la cui virtù , col mio vedere congiunta ,
mi leva sopra me tanto , ch’i’ veggio
la somma essenza de la quale è munta.
Quinci vien l’allegrezza ond’io fiammeggio ;
per ch’a la vista mia , quant’ella è chiara ,
la chiarità de la fiamma pareggio…….
CANTO XXII
….” Però ti prego , e tu , padre , m’accerta
s’io posso prendere tanta grazia , ch’io
ti veggia con imagine cscoverta.”
Ond’elli : Frate , il tuo alto disio
s’adempierin su l’ultima spera ,
ove s’adempion tutti li altri e ‘l mio .
Ivi è perfetta , matura e intera
ciascuna disììanza ; in quella sola
è ogne parte là ove sempr’era ,
perchè non è in loco e non s’impola ;
e nostra scala infino ad essa varca ,
onde così dal viso ti s’invola….
….Ma , per salirla ,mo nessun diparte
da terra i piedi , e la regola mia
rimasa è per danno de le carte. …
…La carne d’i mortali è tanto blanda ,
che giù non basta buon cominciamento
dal nascer de la quercia al far la ghianda.
Pier cominciò sanz’oro e sanz’argento ,
e io con orazione e con digiuno ,
e Francesco umilmente il suo convento ;
e se guardi ‘l principio di ciascuno ,
poscia riguardi là dov’è trascorso ,
tu vederai del bianco fatto bruno ….
…Col viso ritornai per tutte quante
le sette spere , e vidi questo globo
tal , ch’io sorrisi del suo vil sembiante ;
e quel consiglio per migliore aoorbo
che l’ha per meno ; e chi ad altro pensa
chiamar si puote veramente probo….
…L’aiuola che ci fa tanto feroci ,
volgendom’io con li etterni Gemelli ,
tutta m’apparve da colli a le foci ;
poscia rivolsi gli occhi a li occhi belli .
Canto XXIII
…” Ecco le schiere
del tiunfo di Cristo e tutto ‘l frutto
ricolto del girar di queste spere ! “….
Oh Beatrice , dolce guida e cara !
Ella mi disse : ” Quel che ti sobranza
è virtù da cui nulla si ripara.
Quivi è la sapienza e la possanza
ch’aprì le strade tra ‘l cielo e la terra ,
onde fu già sì lunga disianza .”…
…” Apri li occhi e riguarda qual son io ;
tu hai veduto cose , che possente
sè ‘ fatto a sostener lo riso mio :” …
…Quivi è la rosa in che ‘l verbo divino
carne si fece ; quivi son li gigli
al cui odor si prese il buon cammino “…
…Oh quanta è l’ubertà che si soffolce
in quelle arche ricchissime che fuoro
a seminar qua giù buone bobolce !
Quivi si vive e gode del tesoro
che s’acquistò piangendo ne lo essilio
di Babillon , ove si lasciò l’oro.
Quivi triunfa , sotto l’alto Filio
di Dio e di Maria , di sua vittoria ,
e con l’antico e col novo concilio,
colui che tien le chiavi di tal gloria .
CANTO XXIV
” O sodalizio eletto a la gran cena
del benedetto Agnello , il qual vi ciba
sì , che la vostra voglia è sempre piena ,
se per grazia di Dio questi preliba
di quel che cade de la vostra mensa ,
prima che morte tempo li prescriba ,
ponete mente a l’affezione immensa
e roratelo alquanto : voi bevete
sempre del fonte onde vien quel ch’ei pensa “…
…”Dì , buon Cristiano , fatti manifesto :
fede che è ? “..
…” O santo padre , spirito che vedi
ciò che credesti sì , che tu vincesti
ver lo sepulcro più giovani piedi ,
tu vuo’ ch’io manifesti
la forma qui del pronto creder mio ,
e anche la cagion di lui chiedesti…..
….E io rispondo : Io credo in uno Dio
solo ed etterno , che tutto ‘l cielo move ,
non moto , con amore e con disio ;
e a tal creder non ho io pur prove
fisiche e metafisiche , ma dalmi
anche la verità che quinci piove
per Moisè , per profeti e per salmi ,
per l’Evangelio e per voi che scriveste
poi per l’ardente Spirito che vi fè almi ;
e credo in tre persone etterne , e queste
credo una essenza sì una e sì trina ,
che soffera congiunto ” sono ” ed ” este “.
De la profonda condizion divina
ch’io tocco mo , la mente mi sigilla
più volte l’evangelica dottrina.
Quest’è il principio , quest’è la favilla
che si dilata in fiamma poi vivace ,
e come stella in cielo in me scintilla .”
CANTO XXV
…” Spene , è uno attendere certo
de la gloria futura , il qual produce
grazia divina e precedente merto.
Da molte stelle mi vien questa luce ;
ma quei la distillò nel mio cor pria
che fu sommo cantor del sommo duce.
“Sperino in te’ , ne la sua teodia
color che sanno in nome tuo ‘ ” :
e chi nol sa , s’elli ha la fede mia ?
Tu mi stillasti , con lo stillar suso ,
ne la pistola poi ; sì ch’io son pieno ,
e in altrui vostra pioggia repluo “.
…… ” Le nove e le scritture antiche
pongon lo segno , ed esso lo mi addita ,
de l’anime che Dio s’ha fatte amiche.
Dice Isaia che ciascuna vestita
ne la sua terra fia di doppia vesta:
e la sua terra è questa dolce vita ;
e ‘l tuo fratello assai vie più digesta,
là dove tratta de le bianche stole,
questa revelazion ci manifesta. ”
CANTO XXVI
…” Per filosofici argomenti
e per autorità che quinci scende
cotale amor convien che in me si ‘ mprenti :
che’ ‘l bene , in quanto ben , come s’intende ,
così accende amore , e tanto maggio
quanto più di bontate in sè comprende.
Dunque all’essenza ov’è tanto avvantaggio ,
che ciascun ben che fuor di lei si trova
altro non è ch’un lume di suo raggio ,
più che in altra convien che si mova
la mente , amando , di ciascun che cerne
il vero in che si fonda questa prova….
….Tutti quei morsi
che possono far lo cor volgere a Dio,
a la mia caritate son concorsi :
chè l’essere del mondo e l’esser mio ,
la morte ch’el sostenne perch’io viva ,
e quel che spera ogne fedel com’io ,
con la predetta conoscenza viva,
tratto m’hanno del mar de l’amor torto ,
e del diritto m’han posto a la riva .
Le fronde onde s’infronda tutto l’orto
de l’ortolano etterno , am’io cotanto
quanto da lui a lor di bene è porto. ”
CANTO XXVII
“Al Padre , al Figlio , a lo Spirito Santo’ ,
‘ gloria ! , tutto ‘l paradiso ,
sì che m’inebriava il dolce canto.
Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso
de l’universo ; per che mia ebbrezza
intrava per l’udire e per lo viso.
Oh gioia ! oh ineffabile allegrezza !
oh vita intègra d’amore e di pace !
oh sanza brama sicura ricchezza !….
…” La natura del mondo , che quieta
il mezzo e tutto l’altro intorno move,
quinci comincia come da sua meta ;
e questo cielo non ha altro dove
che la mente divina , in che s’accende
l’amor che ‘l volge e la virtù ch’ei piove.
Luce e amor d’un cerchio lui comprende,
sì come questo li altri ; e quel precinto
colui che ‘l cinge solamente intende ….
Oh cupidigia , che i mortali affonde
sì sotto te , che nessuno ha podere
di trarre li occhi fuor de le tue onde !
Ben fiorisce ne li uomini il volere ;
ma la pioggia continua converte
in bozzacchioni le sosine vere :…
….raggeran sì questi cerchi superni,
che la fortuna che tanto s’aspetta ,
le poppe volgerà u’ son le prore ,
sì che la classe correrà diretta ;
e vero frutto verrà dopo ‘l fiore : ”
CANTO XXVIII
….un punto vidi che raggava lume
acuto sì , che ‘l viso ch’elli affoca
chiuder convies per lo forte acume ;….
…distante intorno al punto un cerchio d’igne
si girava sì ratto , ch’avria vinto
quel moto che più tosto il mondo cigne ,
e questo era d’un altro circumcinto ,
e quel dal terzo , e ‘l terzo poi dal quarto ,
dal quinto il quarto , e poi dal sesto il quinto .
Sopra seguiva il settimo sì sparto
già di larghezza , che ‘l messo di Juno
intero a contenerlo sarebbe arto.
Così l’ottavo e ‘l nono ; e ciascheduno
più tardo si movea , secondo , ch’era
in numero distante più da l’uno ;…
……” Mira quel cerchio che più li è congiunto ;
e sappi che il suo muovere è sì tosto
per l’affocato amore ond’elli è punto “.
…
…Io sentia osannar di coro in coro
al punto fisso che li tiene a li ubi,
e terrà sempre , ne ‘ quai sempre fuoro….
……Quinci si può veder come si fonda
l’esser beato ne l’atto che vede ,
non in quel ch’ama , che poscia seconda ;
e del vedere è misura mercede ,
che grazia partorisce e buona voglia :
così di grado in grado si procede . ….
..Questo ordini di sù tutti s’ammirano ,
e di giù vincon sì , che verso Dio
tutti tirati sono e tutti tirano ….
CANTO XXIX
…” Non per avere a sè di bene acquisto ,
ch’esser non può , ma perchè suo splendore
potesse , risplendendo , dir ” Bubsisto ” ,
in sua eternità di tempo fore ,
fuor d’ogne altro comprender , come i piacque ,
s’aperse in nuovi amor l’etterno amore . …
Forma e materia , congiunte e purette ,
usciro ad esser che non avria fallo ,
come d’arco tricordo tre saette .
E come in vetro , in ambra o in cristallo
raggio resplende s’ , che dal venire
a l’esser tutto non è intervallo ,
così ‘l triforme effetto del suo sire
ne l’esser suo raggiò insieme tutto
sanza distinzione in essordire .
Concreato fu ordine e costrutto
a le sustanze ; e quelle furon cima
nel mondo in che puro atto fù produtto ;
pura potenza tenne la parte ima ;
nel mezzo strinse potenza con atto
tal vime , che già mai non si divima . ….
CANTO XXX
Dal primo giorno ch’io vidi il suo viso
in questa vita , infino a questa vista ,
non m’è il seguire al mio cantare preciso ;
ma or convien che mio seguir desista
più dietro a sua bellezza , poetando ,
come a l’ultimo suo ciascun artista…
………….” Noi siamo usciti fore
del maggior corpo al ciel ch’è pura luce :
luce intellettual , piena d’amore ;
amor di vero ben , pien di letizia ;
letizia che trascende ogni dolzore ….
…..O isplendore di Dio , per cu’io vidi
l’alto triunfo del regno verace,
dammi virtù a dir com’io il vidi !
Lume è là sù che visibile face
lo creatore a quella creatura
che solo in lui vedere ha la sua pace….
….. E come clivo in acqua di suo imo
si specchia , quasi per vedersi addorno ,
quando è nel verde e nei fioretti opimo ,
sì ,soprastando al lume intorno intorno ,
vidi specchiarsi in più di mille soglie
quando di noi là sù fatto ha ritorno. ….
CANTO XXXI
In forma dunque di candida rosa
mi si mostrava la milizia santa
che nel suo sangue Cristo fece sposa ;
ma l’altra , che volando vede e canta
la gloria di colui che la ‘nnamora
e la bontà che la fece cotanta ,
sì come schiera d’ape che s’infiora
una fiata e una si ritorna
là dove suo laboro s’insapora ,
nel gran fiore discendeva che s’addorna
di tante foglie , e quindi risaliva
là dove il suo amor sempre soggiorna …
..Quando scendean nel fiore , di banco in banco
porgevan de la pace e de l’ardore
ch’elli acquistavan ventilando il fianco….
Questo sicuro e gaudioso regno ,
frequente in gente antica e in novella ,
viso e amore avea tutto ad un segno .
Oh trina luce che ‘n unica stella
scintillando a lor vista , sì li appaga .!
guarda qua giuso a la nostra procella ! …
.. E Ov’è ella ? ” subito diss’io .
Ond ‘ elli : ” A terminar lo tuo desiro
mosse Beatrice me del loco mio ;
e se riguardi sù nel terzo giro
dal sommo grado , tu la rivedrai
nel trono che suoi merti le sortiro ” …
…” O donna in cui la mia speranza vige ,
e che soffristi per la mia salute
in inferno lasciar le tue vestige ,
di tante cose quant’ i ‘ho vedute ,
dal tuo podere e da la tua bontade
riconosco la grazia e la virtute .
Tu m’ hai di servo tratto a libertate
per tutte quelle vie , per tutt’i modi
che di ciò fare avrei la potestate.
la tua magnificenza n me custodi ,
sì che l’anima mia , che fatt’hai sana ,
piacente a te dal corpo si disnodi ,”
Così orai ; e quella , sì lontana
come parea , sorrise e rigardommi ;
poi si tornò a l’etterna fontana . …
CANTO XXXII
” O santo padre , che per me comporte
l’esser qua giù , lasciando il dolce loco
nel qual tu siedi per l’etterna sorte ,
qual è quell’angel che con tanto gioco
guarda ne li occhi la nostra regina ,
innamorato sì che par di foco ? ”
……” Baldezza e leggiadria
quant ‘ esser puote in angelo e in alma ,
tutta è in lui ; e sì volem che sia ,
perch ‘elli è quelli che portò la palma
giuso a Maria , quando ‘l Figliuol di Dio
carcar si volse de la nostra salma.
….e drizzeremo li occhi al primo amore ,
sì che , guardando verso lui , penètri
quant ‘è possibil per lo suo fulgore.
Veramente , ne forse tu t’arretri
movendo l’ali tue , credendo oltrarti ,
orando grazia conven che s’impetri ,
grazia da quella che puote aiutarti ;
e tu mi seguirai con l’affezione ,
sì che dal dicer mio lo cor non parti . ”
E cominciò questa santa orazione :
CANTO XXXIII
” Vergine Madre , figlia del tuo figlio ,
umile ed alta più che creatura ,
termine fisso d’etterno consiglio ,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì , che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura .
Nel ventre tuo si raccese l’amore ,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore .
Qui se ‘ a noi meridiana face
di caritate , e giuso , intra ‘ mortali ,
se ‘ di speranza fontana vivace .
Donna , se ‘ tanto grande e tanto vali ,
che qual vuol grazia e a te non ricorre ,
sua disianza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda , ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre .
In te misericordia , in te pietate ,
in te magnificenza , in te s ‘ aduna
quantunque in creatura è di bontate .
Or questi , che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una ,
supplica a te , per grazia , di virtute
tanto , che possa con li occhi levarsi
più alto verso l’ultima salute .
E io , che mai per mio veder non arsi
più ch ‘ i fo per lo suo , tutti miei prieghi
ti porgo , e priego che non sieno scarsi ,
perchè tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co ‘ prieghi tuoi ,
sì che ‘l sommo piacer li si dispieghi .
Ancor ti priego , regina , che puoi
ciò che tu vuoli , che conservi sani ,
dopo tanto veder , li affetti suoi .
Vinca tua guardia i movimenti umani :
vedi beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani ! ” …
…………..
veder voleva come si convenne
l’imago al cerchio e come vi s ‘ indova ;
ma non eran da ciò le proprie penne :
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne .
A l’alta fantasia qui mancò possa ;
ma già volgeva il mi disio e ‘l velle ,
sì come rota ch ‘ igualmente è mossa ,
l’amor che move il sole e l’altre stelle .
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